La prima tappa del tour europeo degli Aephanemer parte proprio dal Legend di Milano e vede coinvolti, insieme alla band francese, i greci Fallen Arise, i romani Aetheris e i monzesi Black Rage per una serata che si rivelerà piuttosto interessante ed eclettica.
BLACK RAGE
A rompere il ghiaccio ci pensano i Black Rage fautori di un melodic death metal molto diretto, efficace e senza fronzoli. Il cantante Davide Morelli, nonostante qualche acciacco riesce a interagire piuttosto bene con il pubblico e mette in palio una lattina di birra che andrà a chi si scatenerà di più. I pezzi, tutti tratti dall’EP del 2022 Ablaze in a Frostbite, sono ben strutturati e sia il lavoro chitarristico di John Pino Lisi, sia quello della sessione ritmica si lascia apprezzare. Ottime Frostbite e The Outsider, ma c’è da dire che anche gli altri brani del quartetto non sfigurano per niente. Il fortunato vincitore può meritoriamente scolarsi la sua lattina e accartocciarla com’è giusto che sia.
SETLIST
- Black Mirror
- I Shall Rise
- Frostbite
- Ocean of Hate
- The Outsider
- Thunder
AETHERIS
Anche gli Aetheris non hanno materiale di primo pelo, ma – come sappiamo dall’intervista che leggerete sempre qui su Metalshutter – sono al lavoro su nuovi brani che includeranno in scaletta prossimamente. Si presentano quindi sul palco sulla scorta di quanto già pubblicato a marchio Gravestone, ma con una formazione ben assestata, dopo l’ingresso definitivo in line-up del chitarrista Luca Fois al posto di Marco Borrani e della batterista Gemma Sofia Salvatori al posto di David Folchitto.
Subito in partenza, proprio Gemma, tra un cambio di tempo e l’altro di Corpse Embodiment, fa letteralmente volare in aria qualche pezzo della batteria; la band, da par suo, inizia a mettere a ferro e a fuoco il palco mentre la presenza solenne di Simona ‘Sandcrow’ Guerrini si staglia sul pubblico come una madonna in nero. Flagellation conferma la buona impressione iniziale, con una band che sa tirare fuori gli artigli al momento giusto come testimonia il bell’assolo finale di Luca sull’ottima coda progressive. Le successive Aer e Ignis, tratte dal più recente concept Ars Arcana risaltano il lavoro di Massimiliano Buffolino alle tastiere e la versatilità di Simona alla voce, capace di alternare, anche dal vivo, momenti di growl estremo a quelli più squisitamente operistici. La classica Matres, ispirata alla trilogia delle tre madri di Dario Argento, e Proud to Be Death, dove esplode in maniera impressionante la doppia cassa di Gemma, chiudono un live di buon livello, con una prova convincente di tutti ma che nel contempo lascia intravvedere margini di miglioramento, specie sul piano dell’interazione e del coinvolgimento del pubblico.
SETLIST
- Corpse Embodiment
- Flagellation
- Aer
- Ignis
- Matres
- Proud to Be There
FALLEN ARISE
I Fallen Arise sono la tipica band che a me non piace, troppo pop per essere metal, e quindi il mio giudizio è molto penalizzato da questa pregiudiziale. Premessa doverosa perché comunque gli ateniesi svolgono egregiamente il proprio lavoro, nonostante la cantante Fiona sia appiedata da un qualche problema alle gambe – e daje! – e quindi costretta a cantare su uno sgabello. L’altro vocalist, Vlassis, si dà da fare per due e riesce quindi nell’intento di scuotere il pubblico che alla fine partecipa convinto, soprattutto nel trittico finale Forever Winter, Reborn e White Crystal Angel che chiudono in crescendo una prova più che dignitosa. I pezzi che invece a me personalmente hanno acchiappato di più sono, manco a dirlo, quelli più tirati, Nightouched e The Heart of the Damned, mentre – obiettivamente – un pezzo poppeggiante anni 80 come Without Disguise l’unico effetto che ha sortito in me è stato quello di instradarmi verso il banco delle birre.
SETLIST
- In Adentu Deorum
- Enigma
- The Curse of Adeline
- Nightouched
- Without Disguise
- The Heart of the Damned
- Forever Winter
- Reborn
- White Crystal Angel
AEPHANEMER
E siamo finalmente agli Aephanemer. Che la band francese sia da qualche anno meritoriamente salita alla ribalta del symphonic – melodic death metal non è certamente un caso. E la dimostrazione l’abbiamo subito ascoltando l’iniziale Prokapton: l’effetto è quello di una pozione magica, una polvere invisibile cosparsa sul pubblico che rende tutto subito magico. Bellissima sensazione confermata anche dalla successiva The Sovereign, brano in cui emerge tutta la classe di Marion Bascoul, nel ruolo di
matrigna, strega, incantatrice. L’asso nella manica degli Aephanemer è quello di saper coniugare una aggressività molto naturale a intricati fraseggi barocchi, come in Unstoppable, tratto da Memento Mori, e nella più recente La Radeau de la Meduse, brano cantato in francese, dall’incedere elegante e sontuoso. Non male davvero. Abbiamo parlato molto di Marion, ma anche il resto della band non è da meno con Martin Hamiche, l’ideatore del progetto nonché autore di tutte le musiche, e la sessione ritmica composta dal batterista Mickaël Bonnevialle e dalla new-entry Laure Bègue al basso perfettamente a loro agio. Il barocco francese ispira anche un piccolo capolavoro come Snowblind e soprattutto Antigone in cui emerge la maestria della band nel calibrare sapientemente i vari momenti e che trova il suo climax un coro in clean da brividi, sostenuto da una doppia cassa devastante. Stanno terminando gli aggettivi per cui ci limitiamo a dire che Memento Mori e A Dream of Wilderness non spostano di una virgola il livello di uno show che sta confermando tutte le aspettative. If I should Die, altro brano tratto da Prokopton, alterna elaborati intermezzi strumentali a momenti di puro furore ossianico e conduce alla conclusiva Bloodline con la quale, con i ruggiti finali di Marion e le pennellate d’autore di Martin, gli Aephanamer si congedano dal Legend, lasciando agli spettatori l’impressione di aver assistito allo spettacolo di una band importante.
SETLIST
- Prokapton
- The Sovereign
- Unstoppable
- La Radeau de la Meduse
- Path of the Wolf
- Snowblind
- Antigone
- Memento Mori
- A Dream of Wilderness
- If I should Die
- Bloodline