Appuntamento molto interessante quello che va in scena al Legend nell’ambito della Prog Night organizzata dai ragazzi dell’VIII Strada. Sul palco quattro band che – seppur piuttosto diverse l’una dall’altra (Ubi Maior e VIII Strada nel solco della tradizione, Dino Fiore e la sua band con decise incursioni nel metal, i Caravaggio con escursioni nel folk e nel soft rock) – tengono ben alto sul finire di questo 2023 il vessillo del progressive rock italico.

Il pubblico – a dirla tutta, un pò sparuto e attempato, ma questo è un altro discorso – ha potuto apprezzare delle performance di un livello decisamente medio-alto, dando torto a chi in un grigio giovedì sera di dicembre ha optato per altri programmi. Presentatori d’eccezione della serata, Fabrizio Felici in arte Max Prog Polis e Antonella Bazoni.

UBI MAIOR

Gli Ubi Maior aprono le danze e lo fanno con un pezzo inedito che probabilmente andrà ad arricchire la loro già raffinata discografia, un pezzo che parla di nero ghiaccio e passi tra i palazzi. Il terreno in cui si muovono Moi e compagni è quello a loro congeniale, fatto di atmosfere suadenti, suonate in punta di piedi, accompagnate da testi evocativi e mai banali. I musicisti si sorreggono a vicenda in uno sviluppo corale, caratteristica ben presente nella elaborata Sogno (Il segreto per volare), tratta dal secondo album,
lanciandosi al momento giusto in qualche affondo, come nel bell’assolo di Marcella Arganese. Anche Fabula Sirenis e Misteri di Tessaglia, tratti dal più recente Bestie, Uomini, Dei orbitano intorno alle stesse coordinate, in particolare quest’ultima si lascia apprezzare per la lunga parte strumentale in 6/8, dove gli inserti di violino elettrico di Moi interagiscono alla perfezione con i soli del tastierista Gabriele Manzini (la Arganese fa il resto). Chiude il concerto Nero Notte, altro pezzo tratto da Bestie, Uomini e Dei, un bell’art blues in 7/8 con un coro veramente indovinato. Promossa a pieni voti, la sessione ritmica affidata al tocco di Gianmaria Funari Giardino e di Alessandro Di Caprio.

Setlist Ubi Maior

  1. Inedito
  2. Sogno (Il segreto per volare)
  3. Fabula Sirenis
  4. Misteri di Tessaglia
  5. Nero Notte

VIII STRADA

Gli VIII Strada, seconda band a salire sul palco, fanno un progressive piuttosto eclettico che non disdegna di sconfinare nel funk e nella fusion. A testimonianza di ciò i primi due brani in apertura di concerto: la strumentale, Preludio a Eclypse, dal loro lavoro del 2015 Babylon, che mi ha richiamato alla mente alcune cose dei talentuosi brasiliani Terreno Baldio – e la ciccia del loro classico 1403, Storia in Firenze che invece incarna lo spirito più duro e puro del rock italiano. Ulysses da La Leggenda Della Grande Porta unisce alla perfezione queste due anime, esaltando sia le qualità esecutive della band sia quelle vocali del frontman Tito Vizzuso. La cover di Canzone d’Amore de Le Orme è il giusto omaggio a una band che ancora oggi risulta essere fonte d’ispirazione e che nell’esecuzione degli VIII Strada, in particolare nel perfetto gioco di rimbalzi tra la chitarra di Davide Zigliani e del basso di Sergio Merlino, acquista una luce tutta sua. La Leggenda Della Grande Porta – quella della frase a effetto ‘Siamo gli spermatozoi dentro le palle di un dio! – con un gran lavoro dietro alle pelli di Sigrido Percich – chiude il concerto di una band solida dal punto di vista musicale e che in Vizzuso ha quel qualcosa in più anche dal punto di vista scenico.

Setlist VIII Strada

  1. Preludio a Eclypse
  2. 1403, Storia in Firenze
  3. Ulysses (da ‘La Leggenda della grande porta)
  4. Canzone d’amore (cover Le Orme)
  5. La Leggenda Della Grande Porta

DINO FIORE & FLEUR FOLIA

Dino Fiore, storico bassista della band Il castello di Atlante con i quali nel 2024 festeggerà i cinquant’anni di attività, da sempre non disdegna incursioni nella musica sperimentale. Dietro al progetto Fleur Folia si cela proprio questo desiderio di contaminazione, che lo spinge oltre i confini del progressive rock e di schemi in apparenza consolidati, approdando a un progressive metal strumentale infarcito di atmosfere decisamente distopiche e futuristiche.
Compagni d’avventura, il chitarrista Emanuele Bodo e il batterista Mattia Garemanno, che lo accompagnano già da qualche anno nel progetto e con i quali al momento ha rilasciato solo i singoli The Imperfect World nel 2021 e Virtual Attack nel 2022. La scaletta pesca a piene mani quindi anche dall’ottimo Unsafe Places di Emanuele Bodo, una release del 2019 che s’innesta perfettamente in questo contesto: 2 Strangers, Black Dunes e in particolare Chernobyl sono infatti composizioni di largo respiro, molto ben strutturate, che su un coriaceo impianto metal alternano passaggi tecnici, articolati ed evocativi. La già citata The Imperfect World viene presentata da Dino Fiore un pò come la sintesi che sottende al progetto: il mondo non è perfetto, anzi è proprio la sua imperfezione lo rende ancora esplorabile nelle sue mille sfaccettature e quindi ancora capace di sorprenderci. Esecuzione molto valida con Fiore che all’occorrenza si sgancia dal basso per colorare il brano con opportuni innesti elettronici. Il concerto si chiude con Black Dunes, suggellando la prestazione di una band affiatata e in pieno controllo anche nei suoi passaggi più tecnici.

Setlist Dino Fiore & Fleur Folia

  1. 2 Strangers (Emanuele Bodo)
  2. Virtual Attack
  3. Chernobyl (EB)
  4. The Imperfect World
  5. Black Dunes (EB)

CARAVAGGIO

Con i Caravaggio si ritorna a sonorità più morbide e mediterranee. Vittorio Ballerio e Fabio Troiani,
voce e chitarra della storica doom metal band milanese Adramelch, hanno dato vita a un progetto molto personale che pesca a piene mani da un ampio background musicale per confluire in un caleidoscopio ricco di sonorità (per farvi un’idea, v’invito all’ascolto del loro omonimo debut album, uscito nel 2022).
Il sestetto che si presenta sul palco vede quindi la presenza di Ballerio in veste di crooner ma anche di un fisarmonicista, Saro Calandi, capace di infondere colore e calore alla tavolozza dei loro suoni. Quel colore/calore che la band ha pensato bene di spargere anche sulle loro camicie bianche per avere la giusta connotazione visiva.

Le iniziali Before My Eyes e Not on Me rendono bene l’idea della caratura della band, due brani articolati ma allo stesso tempo semplici all’ascolto. Tuttavia, è la struggente Guernica a racchiudere probabilmente in sé l’essenza programmatica del corso inaugurato dai Caravaggio, un pezzo che nel suo incedere intenso ed elegante assume le sembianze di un vero e proprio manifesto. Molto solida la sessione ritmica, con Marco Melloni al basso e Alessio Del Ben alla batteria, capaci di creare un delicato tappeto sonoro sui quali puntualmente s’innestano tutti gli altri. Tutto ciò appare chiaro nei brani a seguire – Unlike Dolphins e Joyful Graveyard – che danno l’idea del gioco d’intarsi con i quali sapientemente la band ha imparato a curare i suoi arrangiamenti. Chiude il concerto Comfortable, altro pezzo piuttosto evocativo e con il quale la band si congeda. Senza dimenticare di ringraziare lo sparuto pubblico, quel pubblico venuto a un concerto prog, in un giovedì sera di dicembre a Milano.

Setlist Caravaggio

  1. Before My Eyes
  2. Not on Me
  3. Guernica
  4. Unlike Dolphins
  5. Joyful Graveyard
  6. Comfortable

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