BAND: Shores Of Null
ALBUM: The Loss Of Beauty
ANNO: 2023
GENERE: Blackened Gothic Metal
ETICHETTA: Spikerot Records
I romani Shores Of Null hanno sfornato un quarto capolavoro. La band romana, formatasi nel 2013 ha finora pubblicato tre album, tra cui l’acclamatissimo “Beyond The Shores (On Death And Dying)”, un album monotraccia di 38 minuti considerato un vero e proprio gioiello del doom metal. È stato registrato nello stesso periodo di “the Loss Of Beauty”, ma uscito nel 2020 in quanto musicalmente descriveva meglio l’atmosfera di quell’anno.
Musicalmente parlando, l’album presenta riff molto cupi, dinamici e impetuosi come un fiume che ti travolge in pieno con il suo carico di dolore, ma con un atteggiamento forte, di speranza ma senza quella rassegnazione che aleggiava, seppur in maniera lieve, nel precedente lavoro. In questo album gli Shores Of Null hanno un registro espressivo più equilibrato e sono riusciti a fondere la melodia malinconica tipica del metal scandinavo, l’atmosfera struggente della poesia gotica inglese con delle ottime linee vocali sia in growl che in clean, ma lo fanno con molto più dinamismo, facendo apparire il loro sound rinnovato e facendoli raggiungere nuovi livelli di pathos. Nell’album sono presenti tre tracce strumentali: la traccia numero uno (“Transitory”) suona come se i momenti di “calma prima della tempesta” fossero stati tradotti in musica; la numero sette (“The First Son“), posta idealmente al centro dell’ album, inizia con il pianto di un bambino e ti permette di fare una pausa per assimilare le tracce precedenti, anche se brevemente; l’ultima strumentale presente è anche la tredicesima traccia (“Blazing Sunlight”) che riesce a trasmettere una sensazione di pace che ti permette davvero di iniziare il processo di assimilazione di questo album magnifico. “The First Son” e “Blazing Sunlight” sono suonate al piano da Paolo Campitelli, rendendole due strumentali molto evocative.
I testi di questo album celebrano la bellezza che si può trovare anche nascosta nell’oscurità più profonda e che risiede soprattutto nelle piccole cose. Leggendo le parole dei pezzi si nota l’ispirazione all’estetica giapponese Wabi-Sabi, come dichiarato anche dalla band, che consiste nell’apprezzare tutto ciò che è imperfetto, incompleto e transitorio. Tutto ciò lo si può sentire in tutto l’album, essendo un tema ricorrente in “The Loss Of Beauty” e tende a ricordare all’ascoltatore che la bellezza, essendo spesso immateriale ad esempio i ricordi d’infanzia, i vari momenti della nostra vita che non torneranno più, può essere trovata ovunque, ma può anche dare una sensazione di serena malinconia nel constatare che certi momenti non potranno più tornare. Tutto termina e questa prospettiva rende tutto ciò che è effimero, incompleto e imperfetto ancora più bello.
Nel complesso “The Loss Of Beauty” è un lavoro molto deciso con dei momenti di una delicatezza assurda che si fondono alla perfezione con l’atmosfera cupa e i riff impetuosi e oscuri e con i temi tragici che però nascondono all’interno un invito a cercare, dove possibile, la bellezza, spesso immateriale.
Voto: 10/10
Tracklist:
1. Transitory
2. Destination Woe
3. The Last Flower
4. Darkness Won’t Take Me
5. Nothing Left To Burn
6. Old Scars
7. The First Son
8. A Nature In Disguise
9. My Darkest Years
10. Fading As One
11. A New Death Is Born
Bonus track (solo CD e digitale):
12. Underwater Oddity
13. Blazing Sunlight